La nuova SEO nel 2023: tutto quello che devi sapere

Dai suggerimenti di Google, dalle intuizioni dei più stimati guru del settore e dalla nostra esperienza sul campo, ecco la formula della Web Agency Righetti per fare SEO nel 2023.

1) Contenuti Hero: Diventa la fonte del tuo settore.

Anche quest’anno la SEO punta tutto sui contenuti e si riafferma con forza l’arcinoto mantra “Content is the king“.
La ricetta di Giorgio Taverniti, uno dei massimi esperti SEO e del Digital Marketing in Italia, per riuscire a produrre contenuti di successo è, in breve guadagnarsi un’affidabilità tale da poter «diventare la fonte dei propri contenuti, prima che qualcuno lo diventi al posto proprio». Per questo motivo è importante avere sul proprio sito «risorse che spaccano» – il corrispettivo per un content creator dei cosiddetti “hero content”.

I contenuti Hero sono quelli costruiti e pensati nell’ottica di diventare virali, il che non vuol dire che lo diventino sempre, ma sono progettati per esserlo. Questi contenuti sono destinati a un pubblico molto ampio e sono caratterizzati da un forte impatto emotivo e creativo in grado di generare potenzialmente molte views e molte condivisioni.

Il consiglio: in pratica per diventare la fonte del tuo settore devi pubblicare argomenti e temi ancora non trattati. Se il tuo piano editoriale è composto solo di contenuti che rispondono ad una query, questi copriranno solo cose già note.

Lo conferma lo stesso Google parlando del suo ultimo aggiornamento “Helpful Content Update”:
Se stai cercando informazioni su un nuovo film, potresti aver visto in precedenza articoli che aggregavano recensioni da altri siti senza aggiungere prospettive oltre a quelle disponibili altrove. Questo non è molto utile se ti aspetti di leggere qualcosa di nuovo. Con questo aggiornamento, vedrai più risultati con informazioni uniche e autentiche, quindi è più probabile che tu legga qualcosa che non hai mai visto prima.

hero content nella seo del 2023

2) Helpful Content Update: realizzare contenuti pensati per le persone.

L’Helpful Content Update di Google, l’ultimo aggiornamento lanciato da google questo agosto, punta tutto sulla qualità. Penalizzerà infatti i contenuti che sembrano essere stati creati principalmente per posizionarsi bene nei motori di ricerca piuttosto che per aiutare o informare le persone. I contenuti del futuro più premiati saranno quelli che rispondono ai reali bisogni delle persone su un determinato argomento. Come scrive google “un contenuto di qualità, è un contenuto di cui è chiaro lo scopo, sia esso uno scopo semplice o uno scopo benefico”.

A differenza di molti algoritmi di Google che vengono applicati pagina per pagina, questo nuovo aggiornamento dei contenuti è a livello di sito. Ciò significa che se il contenuto del tuo sito web principale è super pertinente e utile, ma il tuo blog ha molti contenuti irrilevanti creati solo per attirare clic, il tuo sito potrebbe risentirne.

L’aggiornamento, come afferma Google, è rivolto a siti di bassa qualità, i cui contenuti sono stati costruiti per ingannare l’algoritmo, ma che non danno nessun valore aggiunto. Se un sito viene penalizzato da Helpful Content Update, il recupero del sito può richiedere anche diversi mesi.

Google afferma: “Questi aggiornamenti fanno parte di uno sforzo più ampio e continuo per ridurre i contenuti di bassa qualità e facilitare la ricerca di contenuti autentici e utili nella Ricerca.” Con questo concetto, Google ribadisce che porrà maggiore attenzione sulla qualità e la profondità dei contenuti, il che potrebbe innescare un cambiamento nell’approccio SEO molto ampio. Infatti, se con Google Panda, in caso di penalizzazione, google consigliava di aumentare i contenuti di alta qualità, la nuova risposta in questo caso è disarmante:

Qualsiasi sito dove è accertato ospitare una quantità elevata di contenuto non utile ha meno probabilità di essere visibile nella Ricerca. Qualsiasi. Per questo motivo, la rimozione di contenuti non utili potrebbe aiutare il posizionamento degli altri tuoi contenuti.

Il consiglio: in poche parole dobbiamo tenere d’occhio il ranking delle nostre pagine, poiché questo sarà il primo segnale in merito al fatto che Google ha un problema con i nostri contenuti.

Helpful Content Update come influisce sulla SEO

3) Chi verrà premiato nel 2023?

Per aiutare gli Editor Google ha fornito un elenco di domande al fine di creare contenuti che vengano premiati dal motore di ricerca:

  1. Hai un pubblico esistente o previsto per la tua attività o sito che troverebbe utili i tuoi contenuti se arrivasse direttamente a te (senza passare da Google)
  2. I tuoi contenuti dimostrano chiaramente competenze di prima mano e una profonda conoscenza (ad esempio, competenze che derivano dall’aver effettivamente utilizzato un prodotto o un servizio o dalla visita di un luogo)?
  3. Il tuo sito ha uno scopo o un focus primario?
  4. Dopo aver letto i tuoi contenuti, si avrà la sensazione di aver imparato abbastanza su un argomento per raggiungere il proprio obiettivo?
  5. Qualcuno mentre legge i tuoi contenuti sentirà di avere avuto un’esperienza soddisfacente?
  6. Stai tenendo a mente le nostre linee guida per gli aggiornamenti di base e per le recensioni dei prodotti?

Con queste domande Google aiuta chi si occupa di contenuti a riflettere su quanto si sta proponendo, sia a livello di sostanza che di soddisfazione.

Il consiglio: soppesiamo con attenzione eventuali investimenti nella produzione di contenuti dando la precedenza alla qualità rispetto alla quantità e assicuriamoci di coprire l’argomento scelto in modo sufficientemente dettagliato per rispondere a eventuali domande che un utente potrebbe porsi per quel tema.

4) Google Liquido e ricerche multimodali.

Nel suo ultimo libro “Google liquido” Giorgio Taverniti racconta la trasformazione del celebre motore di ricerca definendolo un ecosistema articolato, fluido, multiforme e interconnesso.

L’anno che verrà sarà anche quello che darà prova definitiva del fatto che la SEO è ovunque: nelle immagini, nella voce, nei video. Se oggi Google è ormai la Biblioteca del Mondo, è proprio grazie alla sua capacità di associare informazioni a entità e concetti oltre che alle parole.

Siamo di fronte all’evoluzione dell’algoritmo MUM (Multitasking Unified Model), 1000 volte più potente del precedente algoritmo Google BERT, che sfrutta l’intelligenza artificiale al massimo livello per rispondere alle ricerche degli utenti come un vero esperto in materia. Questo è possibile perché il nuovo algoritmo è anche multimodale e, quindi, la narrazione dei risultati di ricerca potrebbe prelevare le informazioni da diversi contenuti web e in formati diversi (immagini, testi, video) per creare un contenuto più completo.

Google Image Search e Google news, nati nel 2000 e nel 2002, sono esempi pioneristici di risposta alle esigenze dell’utente. Oggi, attraverso il widget presente in ogni smartphone, abbiamo accesso a Google Discover, Google Lens, Google Assistant. Attraverso Google leggiamo news personalizzate, inviamo comandi vocali, investighiamo su oggetti reali reperendo informazioni a partire da uno scatto, effettuiamo ricerche per immagini, geolocalizziamo attività, prodotti e servizi.

In un post ufficiale google scrive: “Immaginiamo un mondo in cui sarete in grado di trovare esattamente ciò che state cercando combinando immagini, suoni, testo e voce, proprio come fanno le persone nella vita di tutti i giorni

Il consiglio: per chi si occupa di ottimizzare i contenuti queste profonde trasformazioni cambiano sicuramente le carte in tavola. Ecco perchè più di prima sarà importante essere presenti su più canali e in formati multimediali e assicurarsi che i propri paratesti e media siano sempre ben ottimizzati per i motori di ricerca.

5) Una nuova SEO nell’Ecosistema di Google

Si impone la necessità non solo di una nuova SEO, concetto al quale Taverniti dedica una definizione aggiornata rispetto al passato – “La SEO è una pratica di ricerca che ci conduce a comprendere come soddisfare i bisogni espressi dalle persone negli ecosistemi che usano” – ma anche di un nuovo Digital Marketing.

In pratica google si configura sempre meno come motore di ricerca tradizionale e sempre più come un ecosistema in cui non si ha più il controllo di ciò che si pubblica (per esempio un’immagine o un video) perché il contenuto viene centralizzato e poi ridistribuito ovunque dal motore, di cui fanno parte anche i “Social” di Google: YouTube, Discover e Maps.

Pensiamo per esempio a come l’immagine in evidenza di un articolo può improvvisamente diventare l’elemento più importante se finisce su Google Discover, dove è soprattutto la componente visiva a catturare il click da parte degli utenti.

Google discover è una funzione integrata nell’app Google, che ti permette di avere sul display del tuo smartphone, con un semplice swipe, delle informazioni create su misura, come articoli di giornali, video virali, notizie e tanti contenuti strettamente in linea con le tue abitudini. Milioni di persone vedono un feed personalizzato Google Discover ogni giorno nei loro dispositivi mobili, ed è diventata una fonte sicura di traffico per molti siti web dalla sua nascita, nel 2018, ad oggi. Un canale in crescita dunque e da tenere sicuramente d’occhio per la SEO dei prossimi anni.

Il consiglio: se il futuro è quello delle ricerche multimodali, chi crea contenuti per il web dovrà sempre progettarli nel migliore dei modi e senza pensare a dove andranno a finire, perchè non potrà sapere come google li distribuirà.

google discover nuovo canale SEO

6) Rank Brain: rispondere ai reali intenti di ricerca

Non è una novità, ma le persone saranno sempre più al centro della SEO: Google lo ha riaffermato nel presentare Rank Brain e, cioè, un sistema basato sull’intelligenza artificiale che ha il compito di analizzare cosa cercano gli utenti quando effettuano una ricerca e come lo fanno e, sulla base degli insight ottenuti, organizzare i risultati in modo da riflettere pienamente il search intent e offrire un valore reale agli utenti.

RankBrain è entrato in gioco nell’ormai lontano 2015, ma – evolvendosi di continuo – diventa ogni anno sempre più complesso e, pur essendo un’elaborazione informatica basata su intelligenza artificiale, è capace di eseguire azioni simili a quelle di un essere umano.

RankBrain è anche in grado di contestualizzare la ricerca dell’utente, accorpando sinonimi e altri riferimenti per restituire all’utente un elenco di risultati qualitativamente più aderenti alle query di ricerca. In breve Google Rank Brain va oltre la semplice corrispondenza delle parole chiave. Trasforma il termine di ricerca in concetti e cerca di trovare pagine che corrispondano a quel concetto.

Google sfrutta il machine learning implementando modelli che intercettino i comportamenti dell’utente, per capire se clicca su una pagina, se vi rimane, se torna indietro e con l’obiettivo di scoprire esattamente la relazione fra queste azioni. Se Google si accorge che molte persone si soffermano su un risultato in particolare, farà salire quella pagina nei risultati della SERP.

Il consiglio: tenere conto dei meccanismi di funzionamento dell’intelligenza artificiale ci aiuterà in diverse fasi dell’implementazione di una strategia SEO più efficace, dalla ricerca delle parole chiave, all’ottimizzazione dei contenuti.

google rank brain e i reali intenti di ricerca

7) Il peso del search intent nelle nuove strategie SEO

Oggi, nel creare contenuti per il web, chi si occupa della strategia SEO, deve necessariamente tenere conto non solo delle parole chiave, come detto, ma soprattutto del search intent, ossia della vera intenzione di ricerca dell’utente che ha digitato una query nel motore di ricerca.

Ad esempio, se stai cercando “come fare la pizza in casa”, non sarai interessato a leggere paragrafi sulla storia e le origini della pizza senza poi trovare suggerimenti pratici sulla ricetta. Oppure immaginiamo che tu stia cercando “suggerimenti per dimagrire velocemente”. Quale tipo di contenuto pensi si classificherà per primo? Sì, hai indovinato se hai pensato a delle “liste”. Questo perché stai cercando più trucchi e strategie per far diminuire il tuo peso velocemente.

Il Consiglio: Crea contenuti che aiutino gli utenti a trovare veramente ciò che stanno cercando. Dopo aver letto i tuoi contenuti, i lettori dovrebbero dire “wow, è semplicissimo, Posso farlo!” Una volta compreso l’intento di ricerca dietro ogni parola chiave, gli utenti adoreranno i tuoi contenuti e RankBrain e Google ti premieranno!

8) Il Serp intent: un consiglio che può fare la differenza

Secondo la nostra esperienza non possiamo però mai trascurare il SERP intent, ovvero quali risultati Google propone per una determinata query?

Ѐ molto semplice: dobbiamo prendere la nostra keyword, inserirla nella barra di ricerca di Google e verificare quali risultati ci restituisce il motore. Essendo l’algoritmo di Google in continua evoluzione e tenendo conto anche di cosa gli utenti cliccano dopo aver effettuato una ricerca, la risposta è davanti ai nostri occhi.

Se per esempio cerchiamo come sbiancare i denti, vedremmo che tutti i risultati contengono la parola Rimedi naturali. Senza questo step fondamentale ci saremmo fermati al semplice search intent, ma osservando la SERP abbiamo verificato che la parola chiave secondaria (“Come ottenere denti bianchi con rimedi naturali”) è importante quanto la keyword primaria.

Il consiglio: fermarsi al search intent non basta. Bisogna prevedere uno step successivo in cui si va anche verificare i risultati della SERP e creare così un contenuto che sia coerente con le proposte di Google nelle prime posizioni. Ricordati però di dare sempre un valore aggiunto e inserire qualcosa di nuovo che i tuoi competitor non abbiano ancora trattato e che dimostri che sei tu l’Esperto di quel settore.

strategie seo 2023

9) L’importanza della UX

La User Experience (UX) non è, ovviamente, da considerare una novità, tra i fattori chiave di Google. Per esempio, già nel 2021 Google aveva dichiarato che usabilità e velocità del sito web erano diventati due fattori di ranking importantissimi. Un sito web chiaro, facilmente navigabile – quindi user friendly – rappresenta la base da cui partire per ogni efficace strategia di ottimizzazione. Questo Google lo sa bene ed è per questo che premia innanzitutto sulla base del principio di soddisfazione del pubblico in relazione alle pagine visitate.

Google ha introdotto il concetto di EAT e metriche come il search intent, la velocità della pagina, l’ottimizzazione per i dispositivi mobili e il tempo di permanenza, che sono fattori di ranking per il posizionamento e fanno tutti parte di una ricca esperienza utente.

Oggi più di prima,  l’esperienza dell’utente, è diventata centrale anche per gli Analytics. Con l’avvento del nuovo Google Analytisc 4 e grazie all’Intelligenza Artificiale, Google si serve infatti di modelli predittivi basati proprio sulle azioni degli utenti e sarà quello che facciamo a caratterizzarci e di conseguenza a renderci profilabili.

Puoi approfondire tutti i concetti di UX nel nostro blog: COS’E’ LA USER EXPERIENCE e nell’articolo GOOGLE ANALYTICS 4 E USER EXPERIENCE.

Il consiglio: fornire una “ricca esperienza utente” è un fattore che può fare la differenza nel posizionamento. Ѐ inoltre utile per i visitatori e li incoraggia a rimanere più a lungo sulla pagina e ci permette di avere più engagement sul sito. Questi segnali di qualità positivi, indicano a Google che il tuo sito web è il miglior risultato da suggerire, e come conseguenza ti aiutano a salire di posizione”.

Ga4 e il focus su UX

10) Conclusione

In conclusione la SEO non morirà neppure nel 2023, come non è morta negli anni passati. La SEO e i professionisti della SEO, devono però aggiornarsi per adattarsi al nuovo ecosistema, perchè ciò che si scrive non può restare legato ad un passato che non esiste già più. Se vuoi migliorare questo aspetto della tua strategia di marketing, se vuoi fare la differenza, contattatici e sapremo mettere nei tuoi contenuti quella polvere di stelle che li farà brillare e come per magia, scalare la vetta della SERP!

Autore: Emanuela Aprile Seo Specialist
Web Agency Righetti

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